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Monica Lasaponara

Escape Coach® & Illuminatrice di Business

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43 risposte

  1. Monica, devo ammettere che mi risulta ostico aggangiare alle cose che mi emozionano la questione frustrazione e condivisione. C’è qualcosa in questa formula che non riesco a percepire correttamente, ad assimilare. Mi sa che devo riformulare il concetto in un modo diverso. Hai per favore dei suggerimenti per procedere in tal senso? Grazie! Monica

  2. Buon giorno, sono ancora io…segnalo un’altra mia difficoltà, sempre relativamente agli 8 punti da considerare per individuare la propria missione. Alla voce “ciò che posso insegnare agli altri”, non riesco a trovare nulla che so fare bene. Io so fare molte cose ma nulla in maniera certificata. Per esempio, parlo 3 lingue straniere ma non mi sento in grado di insegnarle perché sono solo diplomata (non ho una laurea) e le regole di grammatica le ho interiorizzate tanti anni fa’ ed ora non saprei spiegarle in modo puntuale ad un possibile studente. Ma potrei volentieri conversare in lingua anche se non sono madre lingua per cui il mio accento non sarà mai perfetto. Cosa ne pensi? Grazie mille! Monica

    1. Ciao Monica, ti ringrazio per queste riflessioni che penso possono essere utili anche ad altre persone. Ti segnalo qualche spunto per riflettere ulteriormente:
      – osservarsi è diverso dal “trovare”, ricorda che l’osservazione è un processo complesso che richiede molto allenamento e soprattutto “mollarsi” (vedi il lavoro sul mindset).
      – abbiamo detto più volte che in questa fase non dobbiamo giudicarci, e quel “io so fare molte cose ma nulla in maniera certificata” è un giudizio, viziato purtroppo dalla persistenza di resistenze in merito al principio n. 2 del mindset (anch’esso lungo da interiorizzare, come dicevamo). A me sembra infatti che tu stia cercando la formula perfetta, e questo non può essere il risultato da aspettarsi in questo momento perché come sai la nostra osservazione per essere validata dovrà essere sottoposta all’esterno.
      – agganciare frustrazione e condivisione è proprio passare da sé all’altro. Un esempio concreto: se oggi tu decidessi di insegnare l’inglese a due amiche perché sai che il fatto di non conoscere questa lingua le fa sentire incapaci staresti agganciando frustrazione e condivisione. Se non hai voglia di farlo perché pensi ai certificati, vuol dire che non sei nell’ambito della Mission e quindi devi continuare ad osservarti. Se sei invece nell’ambito della Mission, pensi “ok, non sono certificata ma come posso aiutare lo stesso le persone che si sentono incapaci perché non sanno parlare inglese al giorno d’oggi?”. Un pensiero come questo infatti ti porterebbe a passare proprio da te all’altro, mettendo in campo nuove risorse per raggiungere il tuo scopo.
      Altro esempio concreto: se io avessi risposto alle persone che all’inizio mi chiedevano una mano “mi spiace, non posso aiutarti perché non sono una coach” mi sarei sentita nel giusto per un verso ma avrei sentito di tradire quello che davvero volevo fare, cioè aiutarle.
      Così ho risposto: “guarda, non sono una coach ma se vuoi posso provare comunque a darti una mano”. E solo dopo un bel po’ di tempo e di sperimentazione, ho studiato per esserlo. Proprio perché avevo verificato sul campo che quella Mission non mi abbandonava.

      Rifletti dunque su tutto questo, e non preoccuparti di dover trovare nulla. Ma solo appuntarti ciò che viene fuori, lasciarlo anche sedimentare un po’, e vedrai che pian piano quello che conta davvero per te emergerà rispetto a tutto il resto.

    2. Ciao Monica, hai mai pensato che le 3 lingue che conosci potrebbero esserti utili, non solo come argomento di insegnamento ma anche come mezzo? Non serve conoscere le regole grammaticali per tenere, ad esempio, un corso di altro in quella lingua. Io conosco solo l’inglese bene, ad esempio, ma lo pratico pochissimo. Non utilizzandolo abitualmente e non essendo utile nel mio attuale lavoro, avevo sottovalutato questa fortuna finché non è iniziata la pandemia. Con il boom dell’online mi sono accorta di quanta più scelta avessi conoscendo l’inglese. E ho cominciato a scoprire autori che non erano stati tradotti in italiano e che avevo la fortuna di poter leggere comunque. Seguire corsi online svolti dall’altra parte del mondo in un’altra lingua. Personalmente, ho vissuto sulla mia pelle questa fortuna da fruitrice di prodotti e servizi ma leggendo il tuo messaggio mi è tornato in mente e ho immaginato quanto sia bello, una volta trovata la propria mission, non doversi limitare alla lingua italiana. Magari c’è qualcosa che ti piace che nei paesi delle lingue che parli non è noto. Magari le lingue non saranno l’oggetto ma potrebbero essere un mezzo (spero di non aver detto castronerie).

  3. Ciao Monica e tutti.
    Faccio e rifaccio gli esercizi per individuare una Mission, interrogandomi sulle mie competenze e sui miei temi. Provando ad unirli cercando qualcosa di sensato senza scartare inizialmente ciò che pare non sensato. Tutte le idee che si affacciano sulla mia mente sono connesse in qualche maniera con l’editoria/illustrazione : stringi stringi, alla fine io faccio qualcosa nella mia più completa (o quasi) solitudine e gli altri, là fuori, se vogliono, se lo prendono/acquistano: che so, libri per l’infanzia, illustrazioni con tematiche ambientali/naturali, progetti diversi che implicano l’illustrazione, eBook con spiegazioni su tecniche pittoriche etc..
    La mia conclusione è che c’è ancora qualcosa di sbagliato sul lavoro su me stessa, non sono connessa con gli altri, non aiuto nessuno a fare qualcosa, come se non avessi risolto qualcosa per me da condividere oppure ciò che ho risolto non sia importante per gli altri.
    Sicuramente ciò deriva anche dal fatto che il lavoro attuale implica che io sia sommersa, senza respiro e pace alcuna, dalle richieste che provengono da tutte le persone che stanno sotto di me (156 persone) e da quelle che stanno sopra. Immagino che la mia mente abbia bisogno di “silenzio” e quindi non sia capace di individuare altro se non solitudine e poche e scelte persone con cui, al momento, avere a che fare.
    Come uscirne?

    1. Ciao Patrizia, questo messaggio trasuda un immenso bisogno di lavoro sul Mindset! Non serve a nulla fare e rifare gli esercizi, se non entri nell’ottica del non giudicarti (solo per fare un esempio: quel “c’è ancora qualcosa di sbagliato sul lavoro su me stessa” per il primo principio ti renderà tale…occhio!) e del cercare una perfezione che, come sai, non esiste!
      Prima di lavorare sulla Mission bisogna interiorizzare tutto questo e, come ripeterò sempre, ci vuole del tempo. In questo lasso di tempo, devi solo vivere ogni pensiero come un avvicinamento al tuo Cuore. E basta.
      Mi permetto anche di aggiungere, visto che ti conosco già, che a me la tua Mission sembra abbastanza chiara, proprio nel donare agli altri ciò che la tua espressione artistica dà a te. Semplicemente, come abbiamo visto, non sarai tu a poter giudicare la tua Mission, ma solo il confronto successivo con altre persone. Come dicevo nella Masterclass, se proprio non ce la fai ad “aspettare”, prova a testare il tuo desiderio su un paio di persone. Basta anche un caffè con un’amica alla quale parli di questo progetto, non per avere conferme o meno, ma solo in ottica di condivisione!

    2. Ciao Patrizia, mi sento molto vicina a te anche se io sono più indietro, con le idee molto confuse. Capisco perfettamente quando parli di lavoro che implica essere sommersi. Sta finendo il mese di agosto che, vuoi o non vuoi, fra ferie mie e ferie di altri, è stato più leggero e mi ha lasciato spazio per pensare, sperare e cominciare a crederci. Ho anche molte energie al momento ma ho un grande timore: dalla settimana prossima, quando tornerà la frenesia di sempre, saprò mantenere quest’energia? Ho pensato, per ritagliarmi piccoli spazi quotidiani, di fermarmi al parco mentre torno da lavoro, finché le giornate lo permettono, per mezz’ora, e dedicarla al corso/percorso/progetto (non so bene come chiamarlo). Per crearmi un limbo felice fra il lavoro e casa (dove comunque si ricomincia a lavorare per altri versi) da dedicare solo a questo. C’è una voce che mi dice che mezz’ora è poco ma, per cominciare, provo a mettere a tacere quella voce dicendole che mezz’ora è meglio di niente. Mezz’ora per essere me.

      1. Ciao Flaminia, ottima idea. Mezz’ora non è poco, l’importante è iniziare. Sono certa che pian piano farai di questo “spazio”, in qualunque modo accada, il tuo tempo irrinunciabile. Pensa che molte persone che hanno lavorato con me hanno utilizzato la macchina come “ufficio” prima o dopo il lavoro ordinario, o semplicemente come un posto in cui fuggire per una mezz’ora… Se c’è la giusta Energia, il tempo si trova. Non mi stancherò mai di ripeterlo! 🙂

      2. Flaminia/Patrizia, credo che siamo un po tutte sulla stessa barca ‘:)… anch’io mi faccio mille domande ed anch’io lunedì tornerò alla frenesia giornaliera del mio attuale lavoro e cercherò di mantenere la stessa energia con la quale ho deciso di iniziare a lavorare sul mio piano B e su queste settimane che ho di “ferie” non riesco comunque a dedicarle completamente al piano B perchè ho una bambina di 5 anni e con i figli la vita è diversa e bisogna essere in grado di trovare il giusto equilibrio tra lavoro, casa , famiglia…… cosa che io ancora riesco a trovare ma sono sicura che lo troverò…. Avevo pensato di farlo durante la mia pausa pranzo che comunque ho solo mezz’ora ma non so se riuscirò a mangiare veloce tipo 15 min e 15 min di vita da escaper ‘:) hahaha…. possiamo farcela ragazze e forza a noi <3 e grazie a Monica che ci da la giusta carica di cui abbiamo bisogno per credere in noi stessi :)<3

      3. Ciao Flaminia, vedo il tuo commento solo ora. Fai bene a ritagliarti del tempo per “essere”, come lo chiamo io.
        Io a casa riesco a dedicare del tempo a scrivere, leggere, dipingere, certamente non sembra mai abbastanza.
        La mattina presto, ad esempio, per un impegno con me stessa, scrivo sempre qualche pagina prima che la giornata cominci.
        Il mio problema non è la mancanza di energia: non so come, quella la trovo anche sotto i sassi, quando qualcosa mi interessa; ma il fatto che sto diventando sempre più un cinghiale, nascosto nel suo buco, per controbilanciare la sovraesposizione che ho all’odiato lavoro.

  4. Grazie Monica. Tornerò a rivalutare tutto cercando di escludere il giudizio.
    Non riesco, al momento, a intravvedere nessuna modalità con la quale io riesca a trasmettere questo qualcosa agli altri, tu vedi la Mission chiaramente, io no (ma sono poco perspicace per ciò che riguarda me stessa, non è un giudizio, stavolta, ma un dato di fatto che mi ha accompagnato nella mia vita e che in qualche modo ho accettato: il libro sulla sindrome dell’ impostore che hai consigliato è così illuminante!). Oggi parlavo con un’amica: le ho chiesto: per cosa mi cercate, per cosa mi chiedete aiuto? Lei ha risposto che è qualcosa di intangibile: la profondità dei miei ragionamenti, la sicurezza che infondo, l’incoraggiamento. Anche questo non so come utilizzarlo in qualcosa di pratico.

    1. Ciao Patrizia, come trasmettere la Mission agli altri è qualcosa che vedremo più in là nel percorso, dunque non ti arrovellare preventivamente! Quello che puoi fare oggi, a mio avviso, è magari esercitarti semplicemente ad usare le competenze di cui ti ha parlato la tua amica, utilissime in quanto trasversali e volte proprio alla Condivisione. Un esempio? Prendi una foto di un tuo dipinto e scrivici sopra “Come la pittura mi ha cambiato la vita (e perché potrebbe farlo anche a te)” e fai un post/carosello su Instagram in cui racconti quello che hai raccontato a me. Cos’è questo? È proprio una trasmissione/condivisione di valore. Senza aspettative e retropensieri, con il Cuore per l’appunto! 🙂

  5. Buonasera Escaper, spero che stiate passando una bella serata, io invece, mentre mia figlia guarda un film, mi dedico a Vita da Escaper e vorrei condividere con voi quanto segue:
    Stamattina mentre mi lavavo i denti mi è venuta in mente il nome da dare alla mia parte negativa e se chiama BETI, nata dopo che ho fatto il primo esercizio (che vi ho mostrato i giorni scorsi) e la chiamo così perché la mia vita è come una “soap opera” tipo “Beautiful”, nel senso che bene o male come vada la vita è bella lo stesso ed è infinita proprio come quella che fanno vedere su Beautiful . E così è nata BETI perché è più negativa che altro ed è proprio lei che mi ha bloccata per tanti anni. Ma è così testarda che ha capito che non mi piace più ed è un continuo che parla.
    Adesso però ho iniziato a studiare il principio 2 ed è quello che mi tocca di più lavorare perché io mi considero perfezionista e se qualcosa non è perfetto mi sento male ….BETI sicuramente
    Vi chiedo, se vi va, mi direste come avete affrontato l’esercizio di attenzione. Un esempio reale che avete identificato su di voi?
    Grazie e buona serata

    1. Ciao Esther, anche io sono proprio all’inizio del percorso. Ci ho pensato e ripensato, meditato, mi sono messa paletti perché non credevo potesse essere utile per me proprio perché ero convinta di non essere in grado di impegnarmi su qualcosa a lungo termine. Poi, un mese di stacco dalla metropoli, lavorando con ritmi diversi, ha fatto scattare in me qualcosa e mi son detta “basta”. Ho pensato che avrei fatto altre rinunce ma dovevo dare una chance a me e a questo percorso. Ciò detto, sono proprio agli inizi e non ho ancora dato un nome alla parte pessimista e criticona di me ma comunque, a quanto pare, ci parlo spesso cercando di metterla a tacere! Per quanto riguarda l’esercizio di attenzione, ti faccio un esempio pratico, spero sia calzante, se non lo fosse magari Monica mi correggerà….
      L’altro giorno volevo fare un regalo fatto in casa per una mia amica. Sono piena di hobby ma non c’è nulla che io sappia fare veramente bene, non ho competenze specifiche. In altri momenti mi sarei demoralizzata pensando che, comunque, ci sono una serie di cose in commercio che hanno un aspetto più preciso rispetto a ciò che avrei fatto io. Ed esempio, ho un pirografo ma ormai ci sono le macchine laser e qualunque disegno può essere più definito con quelle, una cosa pirografata da me è piena di imperfezioni, non rende. Mi piacciono le stoffe e sono attirata dal cucito ma non ho la macchina da cucire e non la so comunque usare. In altri momenti avrei desistito e invece…. ho tirato fuori quello che avevo, creato un caos creativo e ho cominciato a sperimentare senza pensare al risultato finale. Ho cominciato con l’idea di fare un porta penne con la pittura e ho finito per …. fare una scatolina porta gioie con sottobicchieri di legno che avevo come materiale da pirografare, rivestiti di feltro, chiusura a calamita con due bottoni pirografati da me con la scritta “smile” e “friends”. Alla fine, ero meravigliata del risultato ed è stata molto apprezzata. Sicuramente imprecisa ma frutto di una creazione unica. Ecco, non credo di poter fare dell’artigianato la mia mission ma mi sono sicuramente accorta di come spesso il freno della perfezione non permetti di sperimentare, di provare. Non so se ti è stato utile il mio commento…. non ho il dono della sintesi e ho taaaanta voglia di condividere per mantenere alto l’entusiasmo …

      1. Ciao Flaminia, per prima cosa vorrei ringraziarti per il tuo commento, e mi è veramente utile perchè mi da l’inspirazione per andare avanti perchè non ti sei fermata nonostante tutti i blocchi che stavi trovando/provando al momento che stavi pensando al regalo da fare, hai continuato, hai fatto stare zitta la tua parte negativa ed hai ottenuto quello che ti eri prefissata, ovvero, il regalo, che sicuramente la tua amica avrà apprezzato moltissimo perchè sono sicura che poi hai fatto tutto con il cuore :). Grazie

    2. Ciao Esther,
      innanzitutto diamo il benvenuto a BETI 😉 e lavoriamo pian piano per arginarla!
      Credo che Flaminia qui sotto ti abbia fatto un esempio molto calzante.
      Identificando il blocco che si era auto-imposta, ha agito _nonostante_ e, come vedi, ha raggiunto un risultato. Semmai non perfetto, ma utile al suo scopo. Questo è il succo dell’esercizio: imparare a osservare i nostri pensieri bloccanti e agire di conseguenza. Buon proseguimento!

      1. Ciao Monica, grazie per la tua risposta:) e leggendo il commento di Flaminia, credo di aver identificato un blocco, che però mi dispiace moltissimo dirlo oppure riconoscerlo (non ancora lo so…)perchè credo che considero mia figlia di 5 anni un blocco,mi spiego meglio….sono entrata qui per continuare a studiare ed in quel momento chiedo a mio marito di pensarci lui alla bimba perchè adesso devo studiare, però mia figlia inizia con dire… no la mamma, no la mamma… e le ho detto io, no vai con papà perchè la mamma deve studiare e continua con no no no…. ad un certo punto mi sono fermata di fare quallo che facevo, ovvero, stare qui e mi sono bloccata pensando che mia figlia non mi fa fare niente ed è una cosa che mi succede spesso ogni qualvolta io devo fare qualcosa, sopratutto quando devo fare delle cose per me come in questo caso… quindi ti chiedo è giusto considerare un figli@ un blocco, come nel mio caso? potrebbe essere BETI?

        1. Ciao Esther, mi sento di dirti tua figlia non è un blocco. Quella di cui parli infatti è piuttosto una questione di organizzazione, altrimenti nessuna mamma potrebbe lavorare in proprio!
          Ti consiglio di riflettere su questo, in modo da non far diventare tutto questo un alibi, e trovare delle soluzioni alternative.
          Se non riesci a lavorare in casa e a crearti il tuo spazio, pensa a delle soluzioni alternative (lo dicevo anche a Flaminia più sopra). Solo come esempio, potresti metterti d’accordo con tuo marito e andare un paio d’ore in una biblioteca il sabato. Oppure lavorare dopo che la bambina va a dormire, oppure svegliarti un po’ prima. Queste che ti ho suggerito sono tutte soluzioni che altre mamme mi hanno raccontato, quindi magari possono aiutare anche te! Un abbraccio.

  6. Buongiorno Monica, grazie 🙂 e ci rifletterò molto bene su quello che mi dici perchè non voglio che diventa un alibi. E riconosco che non sono molto organizzata da quando sono diventata mamma e devo farlo meglio ‘:)
    Non ci avevo pensato ad andare in una biblioteca, grazie per il suggerimento

  7. Ciao a tutti, ciao Monica.
    Sono Teresa, una persona poliedrica, multipotenziale si dice oggi, con 1000 hobbies ed interessi e sfaccettature. Di mestiere faccio l’ingegnere ma sono “atipica”, lo faccio a modo mio pur avendo comunque la mente come mi dicono “quadrata”, diciamo pure così. Scalpito per trovare il mio posto nel mondo in realtà, non so ancora cosa fare da grande. Mi ci rivedo in molti di voi quando dite: “so fare molte cose ma nessuna benissimo”. Ebbene, mi sono interrogata giorni su ogni singola domanda relativa alla definizione della mission. Ciò che è venuto fuori, anche dopo survey creata da me e sottoposta agli amici e conoscenti più intimi (su cosa sapessi fare bene e per cosa mi chiamerebbero se si trovassero in difficoltà) si può racchiudere in alcune parole chiave che sono: problem solving, gestione della complessità, mi hanno detto anche public speaking (anche se io non me la ritrovo questa competenza però vabeh), gestione del cambiamento e supporto attivo nell’insegnare le cose che so agli altri. Tutte queste cose pare che mi riescano bene e inoltre è risultato che ci metto un mio tratto distintivo. Questo facendo braistorming tra me, gli altri e chat GPT (eh sì ho consultato l’IA per aiutarmi a fare brainstorming e devo dire che mi ha aiutato molto a mettere a sistema). Quelle che ho elencato sono competenze di “base” che fanno parte della mia natura. Ho provato a mixare con ciò che mi emoziona, che è questo: trovare soluzioni ai problemi, di tutti i tipi (pratici, familiari, lavorativi, creativi). Mi emoziona da quando ero una bambina. Da sempre. Mi illumino letteralmente anche se c’è da studiarci su o da apprendere nuovi tool o di crearne alcuni o di sbatterci la testa a favore di una autonomia nella vita, nel lavoro e in altri ambiti che rivendico ad ogni costo come una grande conquista per me. E alla domanda cosa vorrei lasciare o trasmettere alle persone in generale mi sono proprio data questa risposta: vorrei dare loro la mia stessa autonomia, la libertà di trovare soluzioni alle difficoltà che si incontrano senza dover dipendere da nessuno, dare fiducia e garantire autostima personale con il fare. é un pensiero scritto di getto, di pancia ovviamente ma da qui a vederci una mission è dura. Potrebbe essere una cosa del tipo “Promuovere l’autonomia, l’autostima e la creatività in modo che ognuno possa raggiungere una maggiore realizzazione personale”? oppure guidare e supportare persone nell’affrontare sfide complesse e nel superare gli ostacoli? che rimangono cose ancora molto vaghe. Quindi poi alla fine mi chiedo: e quindi? che servizi in particolare potrei offrire? che esperienza potrei fornire e dare? che bisogni soddisferei? quali problemi delle persone in particolare soddisferei? e qui non trovo risposte concrete che possano supportare un business lo dico sinceramente. Non riesco ad andare più a fondo di così perchè andare più a fondo mi limita, mi sento limitata e ingabbiata. Scendere più nel dettaglio escluderebbe altri ambiti in cui sento di poter dare il mio contributo e che mi emozionano e quindi non risolvo niente. In sostanza per dirvi che mi sembra una spirale continua senza uscita se non quella di restare in superficie. Consigli?

    1. Ciao Teresa,
      da quello che scrivi di sicuro ci sono già molti ingredienti di una Mission, che le parole “mi emoziono” e “mi illumino” sottolineano.
      Quello su cui a mio avviso devi continuare a lavorare è il passaggio da te all’ALTRO.
      Ossia definire quell'”ognuno” perché, diciamocelo, di sicuro non può essere proprio “ognuno” giusto? 🙂
      Allora prova ad immaginarla più in dettaglio possibile questa persona alla quale vuoi “donarti”, magari aiutandoti anche con l’esercizio del cliente ideale contenuto nel videocorso Escape (video n.9).
      A seguire prova anche a raffinare i “problemi”, andando solo per priorità.
      Ricordati che non devi infatti escludere nulla, ma solo partire da qualcosa!
      E infine, datti tempo perché quando porteremo fuori il tutto la forma pian piano verrà da sé! 🙂

  8. Ciao a tutti e ciao Monica,
    mi chiamo Francesca e anch’io sono un’anima in “movimento”. Ho un percorso lavorativo abbastanza variegato, lavorando, dopo la laura in scienze politiche con indirizzo internazionale prima in ambito sociale, poi arrivando al mondo dei finanziamenti europei, parte di me in diversi settori e ambiti, ormai da circa 15 anni. Mi sono occupata anche di organizzare corsi di formazione, eventi ed attività di comunicazione.
    Nel 2020 ho avuto un grave problema di salute che mi ha portato a riflettere sulle mie esigenze e su cosa mi rendesse effettivamente felice. Oggi quindi vorrei riorientare la mia vita per “aiutare donne imprenditrici e libere professioniste nella gestione di progetti, clienti e scadenze, organizzando il loro lavoro e supportandole nelle incombenze perché possano vivere una vita piena di significato.” Questa penso possa essere la mia Mission.
    Volevo però ringraziare Monica in primis per il Modulo 1, quello legato al Mindset, davvero illuminante. Sinceramente non avevo mai riflettuto a fondo su come ciò di cui ci nutriamo crei l’ambiente favorevole allo sviluppo e alla crescita di pensieri che possano alimentare il nostro mindset. Effettivamente, sperimentandolo sulla mia pelle, è proprio così. Invece che ascoltare canzonette alla radio (che pure mi piacciono in certi momenti di svago), preferisco ascoltare podcast che mi donino nutrimento; invece che scrollare i social e “paragonarmi” ad altri preferisco fare un po’ di sana attività fisica o una passeggiata, invece che guardare la tv meglio leggere oppure dedicare del tempo a questo percorso…
    So che dovrò impegnarmi per essere costante in questo percorso (ho la tendenza a perdermi per strada talvolta) ma ho già trovato tantissimi spunti interessanti nel primo modulo e nel bonus allegato che ho ascoltato con estremo interesse. Super entusiasta di far parte di questo gruppo!

    1. Ciao a tutti e ciao Monica!anch’io sto cercando di fare esercizi e riflettere, pian piano la nebbia sembra diradarsi..tuttavia ho ancora molti dubbi, in particolare ho individuato quello che riesco a donare meglio agli altri e ciò per cui mi chiedono aiuto (so ascoltare molto e aiutare a riflettere, dicono, e spesso mi chiedono aiuto in ambito di scrittura, per redigere testi o anche per mettere per iscritto emozioni o comunicare ciò che non si riesce a dire talvolta a voce)..tuttavia, ho molti interessi, ma quello che ho sempre avuto fin da bambina e per il quale c’è sempre una lucina lì accesa è quello per la moda, intesa più come espressione di sé, del proprio stile e della propria personalità, e quindi un ambito più creativo..è come se fossi “divisa” tra due mondi, uno più “profondo” e denso di significato e uno che può sembrare più frivolo e leggero ma che mi ha sempre preso tantissimo..come fare?grazie!

      1. Ciao Jessica, hai provato a ragionare su come applicare il tuo talento nella scrittura al tuo interesse per la moda?
        Serve un po’ di pensiero divergente, ma solo per fare un esempio: potresti proporti come copywriter per piccoli brand nel settore fashion, sia per siti web che social. Molte artigiane e artigiani ad esempio non hanno queste skill, e fanno fatica a comunicare i loro prodotti. Ricordo di una Escaper che ha fatto proprio questo per una ragazza che faceva abiti, lei le scriveva gli articoli per il blog.
        Per sondare tutto questo potresti aprire intanto un profilo in cui fai divulgazione raccontando il tuo punto di vista sulla moda, in modo da vedere sia come ti senti tu nel farlo che poi per attrarre clienti potenziali verso i tuoi servizi.
        Se invece il tuo interesse per la moda è più in ambito “creativo”, ossia vorresti tu creare qualcosa, allora puoi combinarli ribaltando il tutto. Ossia utilizzando le tue skill di scrittura per comunicare i tuoi prodotti.
        Anche perché, qualunque cosa venisse fuori, il talento nella scrittura è una competenza trasversale utilissima.
        E in generale, come dico a tutte le persone che amano scrivere: non tenetevi questa competenza per voi, ma iniziate a condividere e a permetterci di godere del vostro dono! 🙂

    2. Ciao Francesca,
      grazie per le tue parole, sono felicissima che il primo modulo ti sia stato utile e complimenti perché mi sembra tu sia già ampiamente sulla buona strada per la creazione del tuo Mindset. Sul perderti non preoccuparti, siamo qui per evitare che accada… quindi in qualunque momento fai un fischio e ti riportiamo in cammino! 🙂

  9. Cara Monica, cari tutti,
    Ho mandato un testo simile a questo che qui sto integrando, nelle domande per la prossima live, nel caso possa servire a qualcun altro che si trova nella mia stessa situazione. A dire il vero mi ero persino dimenticata di questo forum, ho trascorso un brutto periodo e non ho visto un solo giorno di vacanza/relax.
    Sono in totale burn-out.
    Questo fatto mi mette in una condizione tale che non riesco ad individuare nulla che io possa condividere con gli altri.
    Ho solo voglia e un bisogno disperato di pace.
    Il tipo di lavoro che faccio mette in una condizione di assalto da parte delle persone con un numero elevatissimo di telefonate, richieste e problemi più svariati che si sovrappongono, si accumulano mi opprimono, mi fanno tornare a casa con la spia rossa accesa: tutti vogliono, pretendono qualcosa da me. Sono il tramite tra un’azienda che vuole solo risparmiare sul personale e le richieste del personale stesso. Sono arrivata a chiedere tre mesi di aspettativa non retribuita, che è a discrezione dell’azienda: infatti non mi hanno nemmeno risposto.
    Lo stress in cui verso non mi lascia la mente sgombra per potermi immaginare una situazione nuova, dove, come Monica mi dice, potrei avere come mission trasmettere agli altri ciò che la il mio percorso artistico ha dato a me. Non riesco a immaginare niente se non l’editoria, qualcosa che mi tiene “distante” dalla gente.
    Sto finendo di illustrare un altro libro per bambini che uscirà a Natale. Non so se economicamente mi frutterà qualcosa, la casa editrice è piccola, nuova, povera e fa tutto al risparmio. Forse si tratterà di una percentuale sugli incassi. L’ho fatto perché vorrei avere delle immagini da aggiungere al mio portfolio: l’illustrazione per bambini mi interessa molto. Ho scoperto una facilità incredibile nell’immaginare subito la scena da illustrare e ho imparato in questi mesi l’illustrazione digitale.
    Ma so che è difficile “mantenersi” se non sei famoso e quotato. E so che queste parole, in questo momento iniziale, non devono essere nemmeno pensate.
    Nello stesso momento sto immaginando un Erbario illustrato ad acquerello e in autunno farò un seminario di erboristeria, più che altro per avere materiale che mi aiuti a scegliere le piante da illustrare.
    Come vedete sono tutte attività che mi isolano un po’ dal mondo. Ma forse mi sto “giudicando” anche qui.
    Ho provato a lavorare sul mindset, cercando di non giudicarmi. Provo a pensare ad una mission, ma in questa situazione non riesco ad immaginare nulla da condividere con gli altri e so che potrebbe essere solo un fatto di stress.

  10. Mi rendo conto, leggendo il mio commento precedente, molto simile a questo che ho postato poco fa, di non aver fatto dei grandi passi avanti, eppure ho riempito quaderni e quaderni di appunti.
    Il fatto di aver trovato il coraggio di mandare una richiesta di aspettativa (mai riscontrata) però, per me è stato un passo da gigante, perché ho bisogno di pensare un poco con la mente sgombra dagli stress quotidiani. Grazie

  11. Buongiorno e grazie per la risposta, ho fatto alcuni corsi in passato per lavorare in ambito editoria fashion, anche presso scuole blasonate, e ho cercato per un periodo di propormi a brand e testate giornalistiche come contributor (per qualche anno ho scritto articoli per un magazine online, a titolo gratuito..) ma mi sono scontrata con la realtà di questo ambiente, che è molto chiuso. Questa cosa mi ha un po’ sconfortato, e ho lasciato perdere anche il mio blog (durante il corso avevo acquistato un dominio) con il pensiero di riprenderlo in mano un giorno..tuttavia la copywriter per piccoli brand emergenti o artigiani è un’idea a cui non avevo mai pensato, forse perché non ho questa formazione specifica..continuo a ragionare anche su questo, grazie mille 🙂

    1. Ciao Jessica, ti consiglio di ragionare su due cose:
      – purtroppo gli ambienti chiusi sono tantissimi nel nostro paese, per cui il proporsi non sempre funziona. Si può però lavorare tanto sul farsi cercare. Ti faccio un esempio: durante il lockdown una ragazza, Federica Salto, iniziò una newsletter che inviava ogni sabato dal titolo “La moda, il sabato mattina”. Non ricordo chi me la consigliò ma, pur non essendo appassionata del tema come te, la leggevo sempre con piacere. Nel giro di tre anni – ribadisco, tre anni – di lavoro costante e molto impegnativo, perché era davvero un prodotto editoriale super – Federica è stata contattata da diverse riviste di moda per scrivere, invitata ad eventi ecc. Dopo tre anni ha chiuso la newsletter recentemente, per dedicarsi ad altri progetti, grazie ai contatti acquisiti nel mondo della moda. Come ha iniziato Federica? Con la passione per la scrittura e per la moda, facendone una Mission. Punto.
      – questo mi porta al secondo punto. L’esempio che ti ho fatto è un esempio per attivarsi. Se tu volessi metterlo in pratica non avresti alcuna necessità di formazione specifica perché, come nel caso di cui sopra, si basa su due cose che ti piacciono: scrittura e moda. E solo attivandoti potrai verificare in caso se è giusto per te e/o come eventualmente integrarlo in futuro con altro.
      Insomma, come vedi, spesso dobbiamo “semplificare” e basta. 🙂

  12. Buonasera a tutti, sommando COMPETENZE+TEMI ed un po di quello che ho fatto fino ad oggi seguendo il corso, ho scritto una prima ipotesi di mission, che però in un certo senso mi ha bloccata perchè la leggo e rileggo e non mi dice niente ‘:) hahaha…. ma è ferma lì…. Secondo voi, c’è qualcosa che devo appronfondire di più sul mio MINDSET? Ovviamente sono all’inizio e sicuramente c’è ancora tanta strada da percorrere però l’aver già scritto qualcosa mi da forza per continuare però sento che comunque mi ha bloccato scriverla perchè? Su cosa dovrei riflettere?
    Ecco qui una prima ipotesi seguendo la formula: “Aiuto le persone a COMUNICARE attraverso la loro CASA per trasmettere ARMONIA a loro stessi ed ai suoi ospiti”…
    Ho acquistato un corso di Home stager nel 2021, l’ho fatto però non l’ho mai messo in pratica e quindi non so se dalla prima ipotesi di mission potrebbe essere collegato questo.
    COMUNICARE-CASA-ARMONIA, sono tre cose che mi causano frustrazione. Il non poter comunicare in modo fluido, avere la casa sempre in disordine e non sentirme in armonia, quindi sarò bloccata per questo perchè sembra essere contradittorio l’ipotesi di prima?’:)
    grazie <3

    1. Ciao Esther, sinceramente non ho capito la domanda finale… contraddittorio rispetto a cosa? A me sembra un’ottima prima ipotesi di Mission, e il discorso dell’aver messo in pratica o meno il corso non lo vedo un ostacolo perché potrai sempre farlo qualora decidessi di provare a validare questa Mission. Se ti va, puoi compilare il form per le domande della live di lunedì e ne parliamo in diretta. Grazie!

  13. Ciao a tutti, ho visto la live di lunedì, mi è dispiaciuto molto non poter partecipare ma devo dire che le risposte date a tutte le domande mi sono servite tantissimo!per ora avevo individuato due mission, scrittura/,copywriting per artigiane o piccoli brand e una sorta di consulenza di immagine che parta però da radici psicologiche (ho visto che esiste come disciplina la psicologia della moda)..ovviamente io non sono psicologa, ma mi piacerebbe poter aiutare le persone che che fanno fatica a valorizzarsi o che non hanno la giusta autostima a stare meglio grazie all’abbigliamento, applicando però determinati principi..lo farei partendo dal proprio armadio e cercando di utilizzare il più possibile quello che si ha già, senza dover per forza acquistare (anche per una questione di riuso e sostenibilità). Al momento sento questa seconda ipotesi di pancia più vicina a me, e la scrittura potrebbe essere “al servizio” di questo progetto..diciamo che mi permetterebbe di unire due miei grandi temi quali l interesse per la psicologia e per l’abbigliamento..l’unica cosa è che vorrei capire come trovare la mia unicità e differenziarmi da chi ha già avviato progetti simili,e questo mi appare difficoltoso..grazie

    1. Ciao Jessica, beh vedo che pian piano le cose stanno prendendo forma! Soprattutto si inizia ad intravvedere proprio l’ottica di Mission. Ti consiglio dunque di non correre, perché ciò di cui parli alla fine è quello che faremo nel terzo modulo. Nel frattempo ti consiglio di continuare a ragionarci e ad appuntarti ogni singolo pensiero che ti viene in mente sul tema. Puoi anche aiutarti con l’esercizio del cliente ideale che trovi nel videocorso Escape (video n. 9). Non avrai tanto al momento, ma può essere una buona guida per queste ulteriori riflessioni!

    2. Ciao Jessica! Io potrei essere, non tua cliente ideale ma la tua “peggiore” cliente (nel senso che se convinci me…haio vinto!). Io non sopporto tutto ciò che riguarda la moda e i trend, mi scoccio da morire a fare shopping, prediligo la praticità ma, allo stesso tempo, ciò mi causa, nel 90% dei casi, insicurezza perché mi fsentire fuori posto. Non mi piace praticamente nulla, mi vesto per “dovere” e le uniche cose che mi fanno sentire a mio agio perfettamente sono quelle estremamente semplici, che non sia peraltro necessario stirare, che non diano nell’occhio. Poi, se trovo il capo che mi piace sono capace di portarlo avanti per anni, finché non mi si sbriciola addosso. Per il resto, mi piace spulciare alle bancarelle dell’usato dove, con pochi euro, trovo cose carine che so che mi piaceranno per poco e che posso rimettere in circolazione senza piangerci su. Ho amiche che sono esattamente l’opposto di me e mi sento perennemente un pesce fuor d’acqua (non ti dico la tortura dello shopping quando provo ad adeguarmi). Hanno provato più volte a “guidarmi” per “insegnarmi” l’arte del “vestirsi con stile” ma mi sono sempre sentita a disagio e non me stessa. Non so se la tua idea è quella di “curare casi così disperati” rispettando la loro “psicologia” ma, se pensi sia utile, posso darti il punto di vista di chi vorrebbe sentirsi a proprio agio pur detestando la moda 🙂

  14. Ciao a tutti e ciao Monica,
    non ho potuto partecipare alla prima live e mi è dispiaciuto molto- Nella consapevolezza di non poter partecipare, non ho compilato il relativo modulo. Provo a fare il punto qui, anche alla luce di quello che è emerso nella live. Sono sicuramente una scanner, simile ad una multipotenziale ma forse non proprio la stessa cosa: sono curiosa per natura, mi entusiasmo facilmente per qualunque cosa sia nuova, mi lancio senza pensarci troppo e, solitamente, il nuovo hobby non dura molto perché poco dopo qualcos’altro attira la mia attenzione e sento la necessità di sperimentare. Dal momento che il tempo che ho a disposizione non è moltissimo (calcolando il lavoro e gli impegni familiari) la conclusione è che ho a casa materiale per mille hobby diversi, a volte anche costoso, e non ne ho mai ammortizzato i costi. Inoltre, ho casa piccola e ogni volta che tiro fuori qualcosa, devo necessariamente, nel giro di poco, risistemare tutto e ripulire, avendo cane e gatto in giro, quindi non posso permettermi di lasciare l’ispirazione del momento “all’aria” in attesa di un altro buon momento per proseguire. Ciò mi ha portato a frenarmi, considerando la mia attitudine alla curiosità e alla sperimentazione, semplici capricci. Da qui la mia frustrazione: vorrei sperimentare liberamente, senza preoccuparmi di ottenere risultati che ammortizzino i costi di quella sperimentazione. Perché, o si riducono i costi o si devono ammortizzare in qualche modo. La mia idea non è ancora ben strutturata ma ho pensato, al momento, a due formule: o un atelier fisico della libera creatività, in cui sia presente il materiale necessario per sperimentare (incluso quello che prevede un investimento come macchina da cucire, fustellatrice, pirografo professionale etc….) ma ciò richiederebbe un mio investimento iniziale (che non escludo dal momento che, comunque, alcune cose poi finisco per comprarle!) o ideare una sorta di “hobby sharing” che renda possibile il noleggio o lo scambio del materiale per sperimentare. Insomma, non ho ancora le idee chiare sul progetto ma qualcosa mi sembra di averlo individuato. Come faccio a non perdermi dal momento che mi sembra tutto così grande?
    Ho visto che durante la live alcune persone hanno deciso di lavorare insieme, io ho provato con le persone che mi circondano ma, sebbene in molti si lamentino della propria situazione, nessuno è disposto a fare piccolissimi passi con costanza, tutti vorrebbero concretezza immediata e risultati e quindi, alla fine, mi ritrovo sola. So che, essendo una cosa strettamente personale, la maggior parte del lavoro devo farlo da sola ma avere la possibilità di condividere, avere qualcuno a cui “tirare le orecchie” e che ti “tira le orecchie” quando ti perdi, o ti butti giù, ti arrendi … sarebbe molto d’aiuto (sono due quesiti sconnessi fra loro). Fra l’altro, mentre scrivo, mi rendo conto del fatto di essere molto più lucida e determinata se prendo l’impegno con altri piuttosto che se lo prendo con me stessa

    1. Ciao Flaminia,
      innanzitutto lascia che ti dica che puoi inviarmi la domanda per la live anche se sai di non poter partecipare, perché risponderò ugualmente a patto che la domanda sia ben dettagliata ovviamente.
      Nella prima live non ho risposto ad alcune domande delle persone non presenti perché mi mancavano dei dati di contesto importanti.
      Riguardo a quello che scrivi ti offro qualche riflessione:
      – il tema degli hobby è molto delicato perché per mia esperienza è difficile che un hobby possa diventare un business tale da generare un introito sufficiente. Questo però non vuol dire, e se ti ricordi ho risposto ad una domanda su questo tema proprio in chiusura della Masterclass, che un hobby non possa categoricamente diventare un business. Ma deve prima diventare una Mission.
      Quindi io ti consiglio di fare magari una lista dei tuoi hobby e provare a vedere quali tra questi senti più “urgenti” in ottica di condivisione/insegnamento all’Altro.
      – l’idea dell’atelier è molto bella, ma al di là del materiale e delle attrezzature ci sarebbero comunque sin dall’inizio altri costi fissi (affitto spazio, eventuali lavori, utenze, licenze ecc.) quindi prima di far partire un’idea del genere bisogna a mio avviso ancora una volta lavorare sulla Mission legata all’atelier e fare un lavoro molto approfondito sul Cliente Ideale, partendo magari prima da una attività di divulgazione (on line o sul territorio) in ottica di conoscenza e engagement del potenziale target.
      Sul discorso del lavorare insieme, visto che è una richiesta che mi hanno fatto anche altre persone, sto ragionando come mettere in piedi un sistema. Se hai/avete suggerimenti sono ben accetti!
      Nel frattempo, puoi magari fare una richiesta in tal senso sul gruppo FB, specificando però che cerchi una persona che sia in Vita da Escaper perché in questo modo sarete “sulla stessa barca” 🙂

      1. Grazie Monica,
        la prossima volta spero di esserci e proverò anche a formulare la domanda contestualizzandola meglio. Continuo ad osservarmi per cercare di capire come rimodulare l’idea di missione rendendola più piccola ma tendo a quel punto a focalizzarmi sui costi iniziali e quindi a perdere l’entusiasmo. Per il momento, non riuscendo a trovare un’alternativa, sto seguendo il consiglio di osservarmi liberamente mentre continuo a fare quello che mi piace fare, che riassunto in una parola sarebbe: sperimentare. E cercherò di trovare tratto del mio cliente ideale.
        Grazie!

  15. Grazie Monica, faccio l’esercizio e poi continuo a rifletterci su!
    Flaminia leggere le tue parole mi ha smosso il pensiero che saresti una cliente estremamente interessante da seguire!Chi lo sa, magari :)..inoltre l’idea dell’hobby sharing devo dire che a me piace, perché anch’io ho iniziato tante attività, magari per provarle, ma poi non le ho proseguite..e mi sono ritrovata con tutto il materiale!

  16. Buon giorno a tutti! Sto rilavorando ad identificare la mission da multipotenziale ed ho un dubbio. Una mission può essere pensata a doppio senso? Faccio un esempio pratico:
    – aiutare piccoli produttori/artigiani a farsi conoscere dai turisti + aiutare turisti amanti dell’enogastronomia e dell’artigianato locale ad incontrare piccoli produttori/artigiani
    Idem per le voci “fare cosa” e “per/beneficio”.
    Cosa ne pensate? Grazie e buona giornata!

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