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Ecco come mi sono rotta le scatole di me stessa (ovvero: il mio cambiamento lavorativo).

No, non sono impazzita: quel che ho scritto nel titolo di questo articolo mi è realmente accaduto e vorrei raccontartelo.

Se hai letto “Mangia, prega, ama” (il film non vale il libro, anche se c’è Javier Bardem!) ti ricorderai le pagine disperate in cui la protagonista, ovvero l’autrice Elizabeth Gilbert, una notte si rende conto di aver toccato il fondo nella sua vita e che è ormai a un punto in cui non può più permettersi di non fare qualcosa.

Da lì comincia la sua trasformazione, che la porta a intraprendere un viaggio che toccherà Italia, India e Bali e le permetterà di riacchiappare letteralmente in mano la sua esistenza.

Qualche anno dopo aver scritto il libro, la Gilbert se ne uscì su Twitter con questa frase, ispirata non solo da quello che aveva vissuto lei ma da tutte le persone che, dopo l’uscita del libro, le avevano raccontato a loro volta come avevano cambiato la loro vita:

“Non ho mai visto nessuno cominciare a cambiare la propria vita senza essersi prima stancato delle sue stesse stronzate”.
Non so te ora, ma io nel leggerlo ebbi un bel colpo allo stomaco.

Perché capii immediatamente di cosa lei stesse parlando.

Tu ci sei già a quel punto?

Quello in cui non ne puoi più di te, delle cose che continui a ripeterti, delle colpe che ti dai, delle scuse che trovi, delle resistenze che non riesci a sconfiggere?

Se è così beh, vedila in questo modo: sei a buon punto.

Anche qui, non sono diventata matta. Fidati.

Perché io il momento in cui ho cambiato la mia vita lavorativa me lo ricordo davvero così.

Ero letteralmente stufa di me stessa, delle balle che mi raccontavo sul “io non posso perché…”, del fatto di lamentarmi continuamente senza poi, in concreto, fare nulla.

Prima ancora di questo, mi ero già stufata di lamentarmi con gli altri.

C’erano dei colleghi ai quali volevo molto bene e che mi ascoltavano sempre pazientemente, ma pensavo spesso a loro e mi chiedevo: “come fanno a sopportarmi visto che ripeto le stesse cose da anni senza fare nulla?”

E così, stufa da una parte e stufa da un’altra, qualcosa si è smosso. 

Ero arrivata anche io al punto di rottura.

Quel “meraviglioso” punto di rottura che mi fatto finalmente muovere e darmi da fare per cambiare, pensando: “magari mi darò poi della cretina se dovessi fallire, ma almeno saranno accuse diverse”.

E, ti avviso, ce ne sono stati poi anche altri di momenti così.

Per il lavoro o per altro.

Ma quando ti sei rotta le scatole di te una volta, la successiva diventa più facile.

Sai che devi fare un piccolo passo, anche minuscolo, dopo l’altro.

E alzare una simbolica bandierina da sventolare con su scritto “H E L P!”.

Perché sì, è proprio quello il primo piccolo passo da fare: uscire da se stessi e dalle proprie fandonie e chiedere aiuto.

Quando l’ho capito, dopo averci messo un bel po’ di tempo, ho deciso di farne la mia missione.

E da allora tutto quello che faccio lo faccio con l’obiettivo di rendere più facile ad altri quel primo passo che per me è stato peggio che sollevare un macigno.

Da questo pensiero è nato il mio percorso “Vita da Escaper”, che ti porta a progettare le tue dimissioni in nove mesi.

Questo percorso nasce proprio dalla domanda: “come posso aiutare più persone? come posso arrivare a tutte quelle che negli anni mi hanno supportato, incoraggiato, ma anche detto che non potevano permettersi una consulenza individuale con me, per motivi di soldi o di tempo?”

La risposta l’ho trovata impacchettando in 9 moduli tutto quello che ho imparato negli ultimi dieci anni, sia sulla mia pelle che su quella delle tante persone che hanno voluto concedermi la loro fiducia.

Non accadrà alcun miracolo beninteso, e sì lo so che in giro c’è gente che chiede molti più soldi garantendoti però di cambiarti la vita, magari in due ore (storia vera!).

Io questo non lo farò mai, ma scommetto quello che vuoi sul fatto che dopo averlo fatto non sarai più la stessa persona di prima.

Lo so, si tratta di investire dei soldi, ma pensaci: questo può diventare il tuo primo passo: quello per iniziare a cambiare atteggiamento mentale, smuoverti dalla situazione di cui ti parlavo prima e darti la spinta verso il Nuovo.

E se mi stai ancora leggendo, dopotutto, mi sa che magari ci stai già girando intorno da un po’ a quel punto di “rottura di scatole”. Forza!

Perché, come dice proprio la Gilbert:

“Non farti sedurre dai tuoi limiti. Non hanno niente da offrirti se non l’immobilità”.

E se dovessi scegliere di fare quel primo passo, sarò felice di accompagnarti in questo meraviglioso viaggio! 🙂

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