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Leggere (come correre) è un muscolo che si trova nel cervello.

Dopo il mio primo post su Medium molte persone mi hanno chiesto come faccio a leggere così tanto.

Come avevo scritto, fino a due anni fa ero una “normale” lettrice da un paio di libri al mese o poco più. Poi è accaduto qualcosa. E provo a spiegarvelo parlando d’altro.

Un paio d’anni fa ho anche deciso di cominciare a correre. Ci avevo provato diverse volte e mi ero ormai convinta che non facesse per me, che non avessi fiato, che non avessi il fisico, che fosse ormai tardi.

Ho cominciato a fare ricerche su internet per capire se ero davvero spacciata e mi sono imbattuta in questo libro: Running. Dalla poltrona alle gare in 12 settimane. Ho pensato “è l’ultimo tentativo, giuro”, ho comprato le scarpe più fighe che c’erano al momento e mi sono lanciata.

All’inizio è stato abbastanza noioso: dovevo ad esempio camminare per nove minuti e correre per un minuto oppure uscire di casa solo per passeggiare quindici minuti. Però ho tenuto duro. Quando ho cominciato a correre per dieci minuti consecutivi ho pensato diverse volte di morire, giuro. O meglio, mi chiedevo: perché gli altri sembrano tutti a loro agio e io invece sull’orlo di un collasso?

Poi ad un certo punto è successa una cosa strana: ero all’incirca alla sesta settimana e mentre correvo ho sentito una specie di click nella testa. All’improvviso ho finalmente capito cosa diavolo volesse dire l’espressione “spezzare il fiato” e sentito di colpo le gambe leggere. Come se non fossero le mie, come se non fossi io. Ho finito la sessione che avevo un’euforia simile a quando ti innamori ma, soprattutto, la mente libera. Riuscivo a correre e a godere del paesaggio, della musica in cuffia, del mio respiro.

Apparentemente inspiegabile, ma poi ho capito cosa fosse successo: avevo dato vita nella mia mente, non nel mio corpo, ad una routine. Un’abitudine. Uno stile di vita. E piano piano, anche quando sembrava che non ci stessi riuscendo e non potessi farcela, in realtà tutto questo stava prendendo forma nel mio cervello. Un impulso costante, un messaggio che diceva “ehi, lo fa anche oggi” e comunicava così a tutte le mie resistenze che non c’era niente contro cui combattere e che quindi potevano rassegnarsi.

Photo: Scott Draper/Competitor

Un anno dopo, ho fatto la stessa cosa con la lettura. Ho deciso un obiettivo, e anche quando morivo di sonno, ero triste o stressata ho continuato a leggere. Sono passata dal leggere perché ero insonne all’essere insonne perché leggo (e quindi a dovermi dare regole contrarie a prima, tipo non leggere oltre una certa ora, ché poi la mattina dopo aiuto!) Mi ha molto aiutato imparare a mollare i libri che non mi facevano impazzire (cosa sulla quale prima mi violentavo inutilmente), iniziare anche 3–4 libri in una sera e chiuderli per poi magari riprenderli e divorarli in un momento più adatto. Perché in fondo il segreto è: leggere in accordo con come stai e chi sei in quel momento.

La differenza con la corsa? Ho smesso e ricominciato a correre diverse volte, perché sono una persona che si fa molto condizionare dal tempo e odio il freddo (per fortuna esiste lo yoga, ma di questo magari parliamo un’altra volta). Mentre il bello della lettura è che non ha stagioni, e non ha bisogno di vestiti, scarpe e docce. Basta aprire un libro, e lasciare che ti faccia del bene.

Perché proprio come correre, leggere ti guarisce, ti ispira, ti rafforza.

Non puoi essere la stessa persona leggendo o non leggendo, correndo o non correndo.

E, garantito, sarai una persona migliore.

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